
A meno di 50 metri dal Duomo di Firenze, nei locali di un palazzo del 1300, un bar ristorante sofisticato diventa rapidamente il punto di riferimento per gli abitanti di una città votata al turismo. Da subito, il Decumanus caffè si è ritagliato un posto nel cuore dei fiorentini, che in centro storico sentivano la mancanza di un locale per chi la città la abita e non la vive solo di passaggio. Gli architetti di Mimesi 62 sono riusciti a trasformare gli spazi secolari del palazzo che li ospita in un luogo a cui affezionarsi, che i fiorentini percepiscono come “proprio” e che allo stesso tempo non passa inosservato ai forestieri.

Come spiegano gli stessi progettisti, il progetto affonda le sue origini e trae ispirazione dalla città romana: «Il Decumanus caffè nasce dal presupposto culturale di trarre ispirazione dall’origine più antica della nostra città, quella Firenze romana ancora oggi evidente nei segni generatori della sua più intima struttura urbana. Partendo da questa premessa il progetto ne interiorizza i contenuti grafici e li sovrappone simbolicamente a una “città universale” ricca di trame infinite, dure, moderne, drammaticamente tese alla ricerca dell’origine stessa della metropoli contemporanea e concettualmente collegate alle griglie ortogonali delle città ellenistiche, autentiche generatrici della città occidentale. Tali fondamenti hanno portato il progetto a incoraggiare la ricerca di una spazialità interna volta a privilegiare, con i lunghi tavoli comuni e nell’intimità del giardino chiuso, le funzioni aggregative tipiche delle tabernae».

Prerogativa dello studio Mimesi 62 è la ricerca di una semplicità di forme e di materiali tutt’altro che scontata, dove i materiali impiegati, rigorosamente naturali, sono accostati secondo modalità altamente sofisticate e dove gli arredi sono cesellati sul posto.

Pietra, legno e ferro costituiscono sia la scatola scenografica sia il contenuto del progetto: pietra serena per pavimento e rivestimenti delle pareti, noce canaletto per le pannellature e il sistema di tavoli, ferro cerato per i dettagli decorativi.
«Tutto ruota intorno ad una ricercata semplicità e riduzione dei materiali utilizzati laddove al sofisticato intreccio lapideo si alterna la più tranquillizzante liscia finitura delle pannellature in legno di noce. L’esperienza avviene quindi all’interno di una scatola scenografica che, mutuando le trame formali proprio dalle lontane origini urbane, diventa sistema epidermico interiore e texture tridimensionale capace di esprimere, sfiorata dalla luce, il suo innato dramma materico». Giuseppe Giusto, Antonella Maggini e Domenico Pagnano di Mimesi 62 Architetti Associati
Di grande impatto visivo le grandi lastre in pietra serena che caratterizzano la decorazione delle pareti: dalle cave di Firenzuola i banchi di fresa, normalmente materiale di scarto, vengono recuperati e messi in mostra diventando elemento decorativo dal sofisticato intreccio lapideo.

La cura del dettaglio, che è un altro leit motiv dello studio, si riscontra negli elementi in ferro nero cerato: le lunghe fughe sul pavimento, i gradini e i pannelli decorativi tagliati al laser. Fondamentale la collaborazione degli architetti con maestranze altamente qualificate.