
Con il Superbonus 110% – al quale Federcomated ha dato un contributo notevole assieme alle altre organizzazioni di rappresentanza – il Governo ha avallato molte delle richieste – da tempo avanzate dalla filiera dell’edilizia e non solo – circa il potenziamento del sistema incentivante per il rinnovamento del patrimonio costruito. Purtroppo, atto di coraggio era già viziato in origine da vincoli incomprensibili per gli addetti ai lavori – primi fra tutti l’esiguità del tempo a disposizione per realizzare gli interventi e la complessità delle procedure – aggravati dal ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi.
Persi i primi 3 mesi aspettando i decreti, persa la stagione invernale che sta finendo e considerando anche altre incognite (ad esempio, i tempi del processo decisionale delle assemblee condominiali), nei pochi mesi rimasti si potrà concludere ben poco: infatti il mercato è ancora bloccato.
La proroga era perciò indispensabile, ma la montagna ha partorito il topolino: soli 6 mesi in più per tutti e, a condizione che siano già stati realizzati almeno il 60% dei lavori, ulteriori 6 mesi solo per gli edifici condominiali e gli Iacp – mentre tutti gli altri bonus sono stati confermati per un anno intero.
Ma c’è di peggio: la proroga è vincolata all’approvazione da parte del Consiglio UE, perciò soggetta alla valutazione dei governi di altre 26 nazioni – alcuni dei quali tutt’altro che ben disposti a comprendere le esigenze e a sostenere gli interessi italiani.
Consulte: stimolo e proposta
Si poteva, anzi si doveva fare di meglio. Il Superbonus 110% dovrebbe infatti diventare un provvedimento strutturale, in grado di rimettere incidere sulla qualità energetica e ambientale e sulla sicurezza degli edifici, rimettendo in moto il settore delle costruzioni che rappresenta circa il 15% del Pil nazionale.
Rivolgo un appello a tutti i rappresentanti della filiera che – soprattutto attraverso il rafforzamento dell’azione delle consulte territoriali o con la loro attivazione, laddove non ancora presenti – potranno svolgere un importante ruolo di stimolo e proposta nei confronti della politica e alla pubblica amministrazione.
Sostenere la propria posizione con una voce univoca, espressione di categorie differenti, sarà di estrema importanza per fronteggiare anche la problematica della legalità – una diretta conseguenza lo scarso tempo disponibile. Mi riferisco al fatto che, in Italia, ben pochi si occupano dei controlli.
Mi spiego: nel caso del Superbonus 110% – specie con lo sconto in fattura e con la cessione del credito – lo Stato si è impegnato a coprire l’intero ammontare dei costi sostenuti per gli interventi incentivati, trasformandoli in credito d’imposta liberamente scambiabile sul mercato.
Per portare a termine questa operazione virtuosa saranno utilizzate ingenti risorse pubbliche. Mi chiedo perciò: chi si occuperà di controllare che gli edifici riqualificati rispondano realmente ai requisiti tecnici ed energetici, indispensabili renderli più resistenti, efficienti, accoglienti e salubri?
I controlli? Meglio in cantiere
Non mi riferisco alla copiosa documentazione richiesta a ciascun intervento – certificazioni, asseverazioni, ecc. – ma al controllo circa i prodotti realmente posati in opera nei cantieri, rispetto ai quali non è prevista alcuna verifica da parte di un soggetto terzo.
Questo tipo di controlli esiste già: si tratta delle certificazioni di sostenibilità degli edifici (Leed, Breeam, Itaca, ecc.). Partendo da queste esperienze si potrebbe ipotizzare un percorso alternativo per l’accesso al Superbonus 110%, che preveda ad esempio:
– durante la progettazione, un confronto fra i professionisti (incaricati dal committente) con un tecnico indipendente (accreditato dalla pubblica amministrazione), per definire criteri tecnici e modalità operative funzionali all’accesso al Superbonus 110%;
– in corso di realizzazione, il controllo dei criteri e delle modalità concordate anche attraverso visite in sito e indagini sui prodotti impiegati, sempre da parte di un tecnico indipendente accreditato;
– in sede di collaudo, la verifica dell’effettiva rispondenza funzionale e prestazionale di quanto realizzato, anche sulla base delle attività svolte in precedenza, per accedere al Superbonus 110%.
Mettere a punto un sistema di controllo richiede tempo – che è proprio quello che manca – ma offrirebbe ai soggetti interessati (committente, progettisti, imprese, distributori, ecc.), alla pubblica amministrazione e a tutti i cittadini sufficienti garanzie di qualità del costruito, sicuramente più fondate rispetto a qualsiasi asseverazione di parte, a riprova del fatto che le risorse pubbliche siano utilizzate al meglio.