La vie en rose dell'edilizia

Capitane Coraggiose 2025 | Angelica Kristle Donati

Le donne rappresentano circa il 12% di tutta la filiera e se l’edilizia è ancora a maggioranza maschile la quota rosa è in aumento ma solo il 10% però svolge ruoli tecnici e il 2% è in cantiere – ha dichiarato Angelica Kristle Donati, Presidente Ance Giovani imprenditori -. Questo accade perché – nonostante il nostro mestiere stia evolvendo molto e ci siano sempre più opportunità e interesse da parte delle donne verso posizioni e professioni più tecniche – persiste ancora un gap culturale che impedisce di considerarle come candidate per lavori più tecnici.

Se è vero che alcune mansioni sono spesso legate a uno sforzo fisico, è però indubbio che le professioni dell’edilizia oggi siano varie e che ci siano opportunità anche nei ruoli più tecnici con pari possibilità per uomini e donne. Nelle università abbiamo visto incrementare le ragazze che si dedicano alle discipline Stem e lo rilevo anche nella mia azienda (Donati spa, ndr) dove professioni come ingegneri, geometri, architetti e periti sono ormai sdoganate dalla questione di genere: investiamo molto sui giovani e spesso riscontriamo una preparazione e una competenza maggiore nelle donne che si candidano per queste posizioni tradizionalmente maschili. L’edilizia sta evolvendo e con essa anche il modello organizzativo dell’impresa che oggi può, e deve, valorizzare la componente femminile accanto a quella maschile: i migliori ambienti lavorativi sono quelli dove uomini e donne lavorano insieme.

Se guardiamo al nostro immediato passato, vediamo come ancora fino a poco tempo fa la tradizione voleva che nelle imprese di costruzioni, solitamente pmi a conduzione famigliare, fosse il figlio maschio a entrare in azienda mentre le ragazze venivano quasi automaticamente escluse dal passaggio generazionale. Oggi il panorama è cambiato e la componente dirigenziale in edilizia è molto più rosa: sono proprio queste imprenditrici che devono essere esempio per le nuove generazioni di donne e fonte di ispirazione per desiderare e investire in un percorso professionale e una carriera nel settore delle costruzioni.

Ci sono però degli ostacoli ancora da superare e per i quali sarebbe auspicabile anche un contributo dell’attore pubblico. Finché lo Stato non investirà in maniera massiccia in un welfare familiare che veramente supporta le donne: sarà sempre difficile per loro poter conciliare i due aspetti, in particolar modo per le imprenditrici. Se la dipendente può accedere – giustamente e di diritto – all’indennità per congedo di maternità, l’imprenditrice non ha accesso ad alcun strumento di welfare in questo senso, soprattutto nelle aziende medie e piccole che caratterizzano il bacino delle imprese di costruzioni in Italia. In queste realtà con pochi addetti e in cui la struttura di management non è molto articolata, l’imprenditrice svolge molteplici ruoli e spesso non può concedersi di assentarsi per la maternità o per occuparsi dei figli.

La maternità e il ruolo da caregiver delle donne sono, infatti, due dei temi più urgenti su cui bisognerebbe agire a livello di welfare. Penso, ad esempio, alla problematica degli asili: le realtà più grandi possono chiaramente strutturare dei nidi aziendali ma l’azienda piccola? Per fare la nostra parte, come Donati spa, abbiamo attivato un programma di welfare aziendale con il quale diamo un supporto economico alla genitorialità e all’istruzione e formazione dei figli, dalla tassa di iscrizione al nido fino all’università. Si tratta di una nostra iniziativa, un contributo che offriamo con piacere ai nostri collaboratori ma che dovrebbe essere pensato e strutturato prima a livello Paese per aiutare tutte le madri, soprattutto quelle che non hanno il lusso e la fortuna di poter “far tutto” senza dover scegliere a cosa rinunciare, senza scendere a compromessi e senza dover sobbarcarsi di sacrifici enormi per continuare a lavorare e perseguire la loro carriera, in qualsiasi ambito, trovandosi a volte comunque spesso penalizzate sul posto di lavoro.

Credo sia importante sottolineare anche il tema della formazione culturale e sociologica: mentre nei Paesi scandinavi la maternità e la paternità sono identiche e non c’è nessuna discriminazione di genere nel mondo del lavoro, in Italia ci trasciniamo il retaggio delle generazioni addietro che avevano stili di vita, esigenze e impostazioni culturali diversi dai nostri.

In Ance Giovani le compagini femminile e maschile sono molto omogenee, la questione di genere non è così evidente e si potrebbe dire che lo “scoglio” è già stato superato, grazie proprio anche a una diversa visione della società dei giovani imprenditori dove inclusione, diversity e parità di genere sono ormai concetti interiorizzati. Per noi è importante intervenire per strutturare un welfare totalmente inclusivo sia nel mercato del lavoro sia nella società: sebbene ci sia una più spiccata declinazione femminile del tema, per Ance è un topic universale che riguarda donne e uomini.

Sono molte le imprenditrici, anche del comparto edile, che si adoperano per sopperire alla mancanza strutturale di un welfare per le donne e che attivano progetti mirati ma non basta. Sul fronte politico, bisognerebbe convincere le istituzioni che scommettere sul femminile non è una spesa, ma è un investimento nel futuro e nella crescita del Paese. L’Italia è il penultimo paese in Europa per il livello occupazionale femminile e se solo ci portassimo alla media europea potremmo riscontrare una crescita annua di 7,4 punti percentuali del nostro Pil, che soffre la poca partecipazione al mercato del lavoro delle donne. Serve, quindi, un’azione chiara e fattiva per promuovere l’inclusione e la partecipazione femminile nel mondo del lavoro.

Un altro ostacolo è poi quello formativo e di orientamento verso le giovani, una criticità che non riguarda tanto le imprenditrici dell’edilizia, le quali spesso provengono da famiglie di costruttori e quindi hanno l’edilizia nel dna, ma le nuove generazioni di ragazze che devono poter vedere nell’edilizia un percorso lavorativo e di carriera sfatando il mito che si può fare impresa in edilizia solo se è ereditata.

Il mondo delle costruzioni è ricco di opportunità: i ragazzi e le ragazze devono poter sognare di crearsi una vita in questo ambito, in cui c’è spazio per innovazione, crescita e grandi soddisfazioni. Dobbiamo trasmettere questo messaggio con forza e come Ance Giovani, in maniera assidua e capillare, sia a livello nazionale sia in tutte le sedi territoriali, lavoriamo per spiegare ai ragazzi e alle famiglie quali siano le opportunità dell’edilizia italiana. Raccontiamo alle giovani donne che le opportunità sono anche loro, non solo dei maschi, e che l’edilizia è anche rosa: le donne possono fare la differenza.

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