Ateneo di Udine e Alpacem Italia. Come ridurre la CO2 nella produzione di materiali edili

(foto Università di Udine e Alpacem)Con l’obiettivo di valorizzare le risorse del territorio per abbattere l’impatto ambientale e accelerare la transizione ecologica del comparto dell’edilizia, l’Università di Udine e Alpacem Cementi Italia, nell’ambito del progetto europeo Sitar del programma Interreg Italia-Austria, hanno condotto una ricerca che ha portato allo sviluppo di una nuova miscela a basso impatto ambientale che consente al cemento di diventare protagonista della transizione ecologica. Nello specifico, combinando gli scarti della lavorazione della pietra piasentina e la lolla di riso è possibile produrre cemento e calcestruzzo riducendo sensibilmente le emissioni di CO₂.

La ricerca punta a sostituire componenti molto inquinanti, come ad esempio il clinker, uno dei maggiori responsabili delle emissioni nel settore, senza compromettere le prestazioni strutturali. Le prime prove, infatti, dimostrano una sensibile riduzione dell’anidride carbonica e risultati tecnici molto performanti.

La ricerca mira ad accelerare la transizione del comparto edilizio verso pratiche più sostenibili. Tra queste, l’utilizzo di materiali di scarto a chilometro zero che, opportunamente trattati, possono sostituire componenti ad alto impatto ambientale come il clinker, la cui produzione rappresenta da sola circa il 6% delle emissioni globali di gas serra.

La sperimentazione

(foto Università di Udine e Alpacem)
(foto Università di Udine e Alpacem)

Due i materiali chiave al centro della sperimentazione. Il primo è la pietra piasentina, una roccia sedimentaria calcarea tipica del Friuli Venezia Giulia. I suoi scarti di lavorazione, oltre il 50% del peso, si sono dimostrati idonei a sostituire parzialmente il calcare nel cemento grazie a un contenuto di carbonato di calcio (CaCO2) superiore al 95%. Le prove meccaniche condotte hanno confermato che è possibile raggiungere la resistenza richiesta (classe C30/37) a fronte di un’importante riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2).
Il secondo materiale sperimentato è la cenere di lolla di riso, derivata dalla combustione del rivestimento esterno del chicco di riso, una risorsa abbondante nel panorama agricolo italiano. Portata a 600°C, la cenere sviluppa proprietà simili a quelle dei fumi di silice, con una percentuale di silice (SiO2) superiore al 90%. I test hanno mostrato che i calcestruzzi prodotti con cenere di lolla raggiungono e superano le performance richieste nel lungo periodo, a conferma del suo valore tecnico e ambientale.

Gruppo di lavoro università-impresa

(foto Università di Udine e Alpacem)La ricerca è condotta da una equipe di lavoro congiunta formata dal gruppo di ricerca del Dipartimento Politecnico di ingegneria e architettura dell’Ateneo friulano, guidato da Giuliana Somma, e dal Laboratorio Qualità di Alpacem diretto da Elvis Rosset.

«Il progetto  ha l’obiettivo di accelerare la transizione del mondo delle costruzioni verso l’utilizzo di materiali più rispettosi del clima: con tali calcestruzzi infatti si vuole ridurre l’impatto della produzione di CO2 dando nuova vita a materiali di scarto, mantenendo però inalterate le performance strutturali». Giuliana Somma, docente di tecnica delle costruzioni dell’Università di Udine

 «Questi studi dimostrano quanto la ricerca possa essere strumento concreto per un’industria più responsabile. L’integrazione di materiali alternativi non solo riduce l’impatto ambientale della produzione di cemento, ma valorizza anche le risorse del nostro territorio». Elvis Rosset, Responsabile Laboratorio Qualità R&D di Alpacem Cementi Italia

Il progetto Sitar

La sperimentazione si svolge all’interno del progetto europeo Sitar del programma Interreg Italia-Austria. Il progetto, con sette partner pubblici e privati, ha una durata biennale, un valore di quasi un milione e 200mila euro ed è stato finanziato dalla Commissione europea con quasi 875mila euro. L’iniziativa mira ad accelerare il trasferimento al settore delle costruzioni di tecnologie avanzate e di approcci moderni di costruzione rispettosi del clima ed efficienti dal punto di vista delle risorse. Il comparto infatti causa direttamente e indirettamente più di un terzo delle emissioni di CO2 a livello mondiale. Il progetto Sitar intende quindi fornire strumenti adeguati per sostenere lo European Green Deal. Si concentra, in particolare, sulla regione alpina centro–sud-orientale e analizza le opportunità offerte dalle moderne tecnologie e dagli approcci avanzati per la progettazione, la costruzione e la ristrutturazione degli edifici da un punto di vista ambientale. A Sitar partecipano: la Carinthia University of Applied Sciences (capofila), l’Università di Udine, l’Istituto tecnologia materiali edili Alto Adige (Isb) e le aziende Bergmeister, Friul Julia Appalti, Antonio Basso e Alpacem Cementi.

Chi è Alpacem Italia
Con questo progetto, Alpacem Italia – costituita da Alpacem Cementi Italia Spa, Fanna Cementi Srl e Alpacem Calcestruzzi Italia Srl, e che comprende tutte le attività italiane del Gruppo Wietersdorfer Alpacem – conferma il proprio impegno a favore della sostenibilità ambientale, dell’innovazione e della valorizzazione delle filiere locali, contribuendo in modo attivo alla decarbonizzazione di un settore tra i più impattanti a livello globale.

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