La vie en rose dell'edilizia

Capitane Coraggiose 2025 | Cecilia Hugony

L’emarginazione delle donne dal settore edile è un problema di tutti – dichiara Cecilia Hugony, Consigliere delegato Progetto Donne – Assimpredil Ance -. Purtroppo, o per fortuna, le donne non sono necessariamente in prima linea per abbattere queste barriere: ci sono imprenditori molto sensibili e attenti alla questione e donne che non riconoscono neanche l’esistenza di tale problema. A dire il vero, non occorre avere un “welfare femminile” ma dobbiamo accompagnare le donne a capire che devono esigere dal partner la condivisione nelle attività di cura dei figli e della casa. Per fare questo, bisogna dare il buon esempio, offrendo anche agli uomini la possibilità di un miglior equilibrio casa-lavoro grazie a misure di supporto alla genitorialità.

Per promuovere la presenza femminile nel comparto edile la prima strada da percorrere è valorizzare chi in edilizia già c’è: occorre che le imprese riflettano in modo critico per verificare che effettivamente le donne presenti abbiano le stesse opportunità di crescita professionale e che non siano oggetto di micro-aggressioni quando entrano in cantiere. Occorre, in questo senso, una forte collaborazione dei colleghi e delle colleghe. Nella mia azienda (Telcos, che ha un tasso di presenza femminile rosa pari a quasi il 50%, ndr) molte donne arrivano attraverso amiche o amici che già lavorano con noi.

Allo stesso tempo, dobbiamo approfittare dell’incredibile opportunità di avere donne in ruoli apicali nella nostra Associazione: tutte loro rappresentano il valore che le donne possono portare al settore e dovremmo sfruttare la loro presenza per farle conoscere come role model a un pubblico più ampio.

Dobbiamo poi lavorare con i giovani che stanno scegliendo il loro percorso professionale e che spesso sono anch’essi guidati da pregiudizi. Le etichette lavoro “da maschi o da femmine” sono purtroppo ancora molto attuali e convogliate da più parti. Uno degli obiettivi del progetto ANChE Donna è lavorare sulla comunicazione dell’edilizia come un settore aperto e inclusivo, che premia competenze diverse e di qualità. Non credo, infatti, sia corretto usare la definizione “edilizia al femminile”: potenzialmente tutte le attività possono essere fatte dalle donne ma senz’altro occorre che le imprese assicurino alla componente femminile le opportunità e i mezzi adeguati per operare al massimo delle sue potenzialità. Si deve partire con accorgimenti semplici: bagni per le donne in cantiere con cestini per gli assorbenti; un ambiente di lavoro misto e non completamente maschile; attenzione al linguaggio e identificazione delle micro-aggressioni legate al pregiudizio di genere e interventi per risolvere situazioni sgradevoli. I gruppi di lavoro misti sono più creativi, più coesi, si basano sulla collaborazione e non sulla competizione; all’interno di questi, le donne possono essere protagoniste.

Ottenere un welfare “femminile” sarebbe una grande sconfitta per le donne; piuttosto le imprese dovrebbero attivare un welfare per chi ha figli o chi deve curare i genitori, indipendentemente dal genere. Tra i temi più urgenti da affrontare per la nostra società ci sono senza dubbio, le pari opportunità e la lotta al pregiudizio di genere. In Italia siamo in alto mare e le nuove generazioni sembrano, incredibile ma vero, ancora più retrograde. L’idea che i figli siano appannaggio della madre e che i lavori domestici spettino alla donna sono ancora luoghi comuni. Occorre un’autentica battaglia culturale a tutto campo per “dinamitare” questa visione, peraltro superata nel resto d’Europa. L’equità salariale avverrà di conseguenza e per quanto riguarda la flessibilità vita-lavoro, importantissima, direi che è uscita dalla sfera della questione di genere. I giovani, tutti, tengono tantissimo alla flessibilità e all’equilibrio tra lavoro e tempo libero.

L’edilizia non può fare a meno delle donne, per due motivi. Il primo è che abbiamo una forte carenza di personale, destinata a crescere, visto che il numero degli abili al lavoro si ridurrà drasticamente nei prossimi anni e se riuscissimo ad attingere a quella metà della popolazione in età da lavoro che oggi trascuriamo, avremmo maggiori possibilità di ottenere le risorse umane di cui abbiamo bisogno. Il secondo è che in quel 50% di forza lavoro “trascurato”, fatto di donne, ci sono almeno tanti talenti quanti ne troviamo tra gli uomini e di questi abbiamo bisogno. L’edilizia è in una fase di grande trasformazione: Bim, intelligenza artificiale, costruzioni off site e le nuove tecnologie stanno rivoluzionando il modo di costruire. La figura tradizionale del muratore non è più rappresentativa di un settore sempre più complesso, che ha bisogno di innovatori: donne e uomini.

ANChE Donna
ANChE Donna è il nome del nuovo progetto di Assimpredil Ance per realizzare un network di donne imprenditrici e dirigenti del comparto costruzioni capaci di confrontarsi, condividere e promuovere buone pratiche di coinvolgimento e valorizzazione del talento femminile nel settore edile. «L’iniziativa nasce dalla riflessione dei quattro direttori donna del sistema Ance della Lombardia che, lavorando sui temi della formazione sulla parità di genere, hanno condiviso l’importanza di una riflessione sul peso e ruolo della componente femminile per la competitività e lo sviluppo del settore delle costruzioni», spiega Cecilia Hugony, consigliere delegato Progetto Donne di Assimpredil Ance. Nel 2024 l’associazione ha condotto un’indagine per misurare lo stato di fatto della presenza femminile nella governance delle imprese e capire il loro peso nell’organico amministrativo, tecnico e operativo. Il risultato emerso rileva un quadro migliore rispetto a quanto immaginato, confermando che il muro dei pregiudizi sulla possibilità di inserimento della componente femminile nelle imprese si sta a mano a mano sgretolando. «Stiamo ora lavorando sull’informazione e formazione: la prima iniziativa è un ciclo di incontri di approfondimento del contesto nel quale operiamo dedicati al futuro del mercato dell’edilizia e alle nuove figure professionali richieste dal settore, al pregiudizio di genere, come riconoscerlo, come gestirlo e quali opportunità si aprono nei nuovi scenari dell’edilizia e infine ai giovani, in particolare donne, per potenziare il dialogo e rinforzare l’attrattività verso il lavoro in edilizia».

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here